C’era una volta – o forse c’è ancora - quel Re…
Quel Re che, improvvisamente, si era intristito.
Re Piffero, da tempo, non riusciva ad essere felice.
Non pifferava più, né presenziava ai periodici incontri che si svolgevano tra
gli appartenenti al suo rango.
Agli amici più stretti aveva persino confessato che,
di Onassas, non né poteva più. Troppo grande ed angoscioso il peso del regno. Così
decise di sfogarsi.
Prima “scomunicò” e poi licenziò un ministro
colpevole di non amarlo più come un tempo, e di usare il grande muro della
piazza principale dove si pubblicavano gli avvisi del Governo. Il ministro era solito lasciare messaggi di
affetto, ma anche nostalgici, che invocavano Re detronizzati o in carica in
altri regni. Poi, cominciò a comunicare con i sudditi solo con i “pizzini”,
lasciati sul muro del palazzo. Ringraziava, minacciava, suggeriva, omaggiava,
avvisava… ed in qualche caso si lodava della sua “magnanimità” e comprensione
nei confronti dei malcapitati,disgraziati e scalognati.
Da pratico curandero qual era, non mancava di
suggerire terapie affinché il morbo del “livore” – così lui lo aveva
diagnosticato - che affliggeva qualche
suo impertinente suddito, potesse essere curato.
Lui era fatto così… Chi non lo amava era da curare…
Qualche vorace cortigiano, non sazio, ma
gratificato da tanta bontà, cominciò a plaudire ed a lasciare i suoi commenti :
“Bravo il nostro Piffero… Che gli invidiosi chiedano scusa “. E, ancora, “non
lo faranno mai perché la saggezza non gli appartiene!!!”. “Sei il migliore dei
sovrani possibili”. “Tu si che non ci deludi!”… “Schiattino gli invidiosi che vogliono
essere al tuo posto e ti criticano con assiduità”…
Ma, intanto, il regno viveva un periodo di
dissolutezza sfrenata.
Strade che, riparate con materiali scadenti,
aprivano voragini al solo passaggio di qualche asino. Un operoso ministro fu abbandonato
dalla “promessa” che, annoiata, fuggì con la guardia. Cortigiane che si
lasciavano affascinare da qualche canuto, ammogliato, “rubacuori” e il popolo
curioso a spettegolare.
Erano i segni del cambiamento …
Però, un fatto eccezionale, più di tutto, in quelle
settimane, aveva calamitato le attenzioni dei sudditi.
Il Sommo Sacerdote aveva rinunciato al suo ruolo di
grande guida e pastore. Un altro “trono” era vacante.
Questo evento, più unico che raro, aveva stimolato
le fantasie e fatto pensare che, anche Re Piffero, potesse aspirare a quel
seggio. In fondo si trovava sempre nello
stesso posto, solo bisognava attraversare un ponte, una grande piazza, e il
sogno si sarebbe avverato.
Una notte, i ministri a lui più fidati, si
riunirono di nascosto e dietro suggerimento di Sculetta, supportato da Appendiquadri,
si trovarono d’accordo sulla terapia da suggerire per farlo uscire dal suo cronico
stato di incapacità di azione.
Dopo qualche giorno – uno di quei rari giorni in
cui Piffero decideva di comparire in pubblico – lo presero da parte e,
accompagnato nella sala del trono, gli spiegarono :
- “ sire, noi ci abbiamo pensato tanto. Abbiamo
riflettuto, con attenzione e senso di responsabilità, sui principi e
suggerimenti che hai voluto, negli ultimi tempi, condividere con il popolo
attraverso il muro del dialogo. Abbiamo
anche ascoltato il pensiero di chi ti vuole bene. Di chi crede che tu sia il
migliore. Siamo convinti che la tua magnanimità, la tua bontà, il tuo
altruismo, il tuo alto senso del sacrificio, la tua fame di presenzialismo, la
tua capacità di individuare il fallo dei folli, meritino ben altro destino e
considerazione.
Il regno di Onassas è ben poca cosa per te,
e poi si sa come sono gli onassassini, un “popolo pesante” che, se abbandoni la
loro festa patronale, per andare al di la del grande lago salato, non perde
l’occasione per diffamare la tua opera ed il bene che fai.
Oggi, si apre per te una grande occasione.
Un’opportunità che non puoi lasciarti sfuggire. Da cogliere al volo. Lo meriti,
ed è necessario che il “Sommo Sacerdote”
si possa identificare anche in chi, per ragion di Stato, è un po’ falso ed inaffidabile, circondato da
cortigiani ancora più falsi, e che è riuscito a conquistare tutto ciò che ha
grazie a burattinai e protettori. Capace di dire e meno a fare.
Deve poter rappresentare il nuovo! Chi
meglio di te? Anche i giudici ti ascolterebbero di più e nessuno oserebbe
criticarti...”
Sculetta
fu così convincente che, al Piffero, brillarono gli occhi, a tal punto da
apparire simili alle luci scintillanti utilizzate per le feste.
Gli
stava semplicemente sussurrando quel che lui amava sentirsi raccontare.
Piffero,
appoggiò le sue sempre più lunghe narici, alimentate da continue “verità”, sui
gomiti e piegò la testa sognante…
Già
si immaginava – dopo aver vestito tanti altri abiti - coperto anche dalla
fimbria, con il corteo che lo accompagnava festoso, in attesa di apparire al
balcone per il consueto annuncio, roteando le braccia, urbi et orbi, per
salutare il popolo implorante.
E,
mentre Appendiquadri avrebbe continuato ad alimentare il camino per far uscire
il fumo messaggero, Sculetta, suo
camerlengo, roteandosi come un pavone in amore, avrebbe annunciato : “Annuntio vobis gaudium magnum: “Ecce Homo”! Eminentissimum
ac reverendissimum Dominum Dominum Pifferum. Sibi nomen imposuit: Pifferum I° “Fortunellum
et Magna…nimum”.(*)
Così, anche tra i sudditi,
qualcuno cominciò a credere che, forse, per il bene di Onassas…
(*) Nota: "Vi annuncio una grande gioia: ecco l’uomo.
Eminentissimo e reverendissimo Signore,
il Signor Piffero. Ha preso il nome: Piffero 1° “Fortunello Magna…nimo ")…
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